Une Femme mariée (1964)

(Francia, 1964)

Titolo italiano: Una donna sposata

R.: Jean-Luc Godard. S e Sc.: Jean-Luc Godard. F.: Raoul Coutard. M.: Agnès Guillemot, Francoise Collin. Mu.: Beethoven, Claude Nougaro (canzone "Quand le film est triste" cantata da Sylvie Vartan). In.: Macha Méril, Bernard Noel, Philippe Leroy, Roger Lenhardt, Rita Maiden, Chris Tophe.

P.: Anouchka Films, Orsay Films

L.: 2503 metri.

v. c.: n. 45259 del 17/07/1965

 

Vicende censorie

La ditta CEIAD presenta domanda di revisione del film Il 07/06/1965.

In data 10/06/1965 la commissione di primo grado esprime a maggioranza parere contrario,

"(...) ritenendo il film stesso contrario al buon costume, sotto il profilo della morale familiare, nella sua tematica e impostazione generale e nelle illustrazioni e descrizioni, connesse al tema di rapporti intimi nell'ambito coniugale e extraconiugale".

In data 13/07/1965 la CEIAD fa domanda di revisione da parte della commissione di secondo grado.

In data 16/07/1965 la commissione di secondo grado esprime parere favorevole alla proiezione in pubblico con il divieto ai minori di anni 18.

"La commissione di appello a maggioranza (...) in accoglimento del ricorso, esprime parere favorevole per il rilascio del nulla osta (...). I membri dissenzienti fondano il loro parere negativo sul rilievo che tutto il film è improntato a trama ed a scene pornografiche, offensive alla morale e al pudore"

 

Testimonianze

"(...) così anche l'intervento della censura che impone il cambiamento del titolo da La donna sposata a Una donna sposata per individualizzare un caso che invece voleva essere generale, per trasformare in una fiction quello che intendeva essere un saggio sulla donna nella società contemporanea, finisce solo per segnalare un'altra chiave di lettura del film, forse subordinata ma non certo arbitraria."

"Ma altri interventi censori lasciano il segno. In una sequenza in cui la protagonista discute della nuova moda del "monokini" (Farassino) Godard deve togliere un inserto documentaristico che mostra il diffondersi sulla costa Azzurra del nuovo permissivo costume"

"Qualche taglio viene poi imposto nella sequenza iniziale e Godard vi sostituisce un'inquadratura forse troppo osè con un'immagine senza alcun senso di un aereo in volo: come una toppa vistosa, il segno di un taglio non suturabile (si scoprirà soltanto dopo che è una anticipazione narrativa: il marito della donna fa il pilota e sta arrivando" (Farassino).

Curiosa una nota del "riduttore" (indicazioni per il doppiaggio) allegata al fascicolo di censura che segnala:

NOTA BENE: ci sono delle lunghe tirate che sono delle interviste vere e proprie, fatte senza preparazione. Devono essere doppiate con la stessa naturalezza dell'originale.

È questa indicazione che traduce in "lavoro del doppiaggio" la poesia del film:

"Sequenze verbali di commento fuori campo sono costruite prelevando parole e frasi da giornali e pubblicità trasformandole in versi sospesi e evocativi" (Farassino).

Brano tratto dall'intervista a Macha Méril apparsa su Il Manifesto del 03/08/1999

"Era la prima volta che in un film si parlava della pillola e c'era una lunga sequenza con un ginecologo (vero, nel film, scena girata con il taglio da intervista). Le donne cominciavano a prendere la pillola, era ancora vietata si trovava in Svizzera,ma non in Francia. Nella versione italiana oltre a molte scene d'amore mie molto spinte e pudiche fu tagliata ad esempio l'inquadratura del rubinetto di un bidè. Chissà cosa c'era di male in quel rubinetto? (...) Godard non aveva alcuna intenzione di sfidare la censura, che nel 1965 c'era ancora in Francia. Fu tolta 10 anni dopo. Allora molti film erano vietati ai minori di 21 anni (la maggiore età era ancora a 21 anni). E' vero che molti registi e produttori ci giocavano: tutti i film di Roger Vadim con Brigitte Bardot per esempio. Lui non aspettava altro per farne una campagna pubblicitaria."

Riportiamo a contraddittorio il giudizio del CCC:

"Il film presenta l'adulterio avulso non tanto da un contesto sociale, umano e psicologico quanto da un qualsiasi giudizio etico. Negativo per questa deformazione morale il lavoro sul piano visivo è costituito da un susseguirsi di sequenze erotiche, aggravato da battute di dialogo di estrema pesantezza. Escluso."

Nei documenti originali della censura non viene, però, descritto alcun taglio. Ciò significa che i tagli di cui parla Farassino sono relativi in parte all'edizione originale, a cui viene negato il visto, e all'edizione italiana presentata dalla CEIAD, che attua una censura preventiva prima di presentare il film. Questa ipotesi viene confermata dalla stessa Macha Meril, che sempre nell'intervista rilasciata a Il Manifesto dichiara:

"Mi sono resa conto di essere stata censurata due volte, una in Francia e una in Italia, perchè i tagli sono diversi".

 

Riferimenti Bibliografici

Alberto Farassino, Jean-Luc Godard, Perugia, Il Castoro, 1996.


Visto originale: