Guido Guerrasio: Africa segreta, Africa ama, Africa taglia

Dichiarazioni di Guido Guerrasio raccolte da Tatti Sanguineti, luglio 2001

Le origini del film

La storia di Africa segreta è piuttosto singolare. Il signor Castiglioni - fornitore di macchine da scrivere alla Cineriz - aveva due figli appassionati di Africa. Lo erano talmente tanto da prendere spesso la moto e fuggirvi.

Alle fidanzate scrivevano una cartolina con su scritto "Siamo a Alassio” o “Torniamo tra una settimana". In realtà erano già in Africa tutti e tre: Castiglioni Alfredo, Castiglioni Angelo e Pellini Oreste. Li do in ordine, quasi da censura…

Il materiale del mio film venne girato durante uno di questi viaggi.

Rizzoli mi invitò a dargli un’occhiata e pensare a possibili sviluppi futuri.

L’idea di dar vita a qualcosa di mai visto - ma di terribilmente vero - mi venne subito.

Io e mia moglie - che collaborava con me dal lontano 1941 - rimanemmo chiusi in moviola per ben sei mesi. Ma alla fine Africa segreta fu pronto.

Le reazioni di casa Rizzoli

Andai, dunque, a mostrare il mio lavoro ad Angelo Rizzoli e alla moglie, che mi accolsero nella loro casa di via del Gesù. Ma la proiezione mi riservò più di una sorpresa.

Al primo indigeno nudo la signora si alzò, dando la buonanotte a tutti.

Rizzoli mi chiese: "Ascolta, non ti capisco… tu che sei un poeta… cosa hai fatto qui? È spaventoso!". "Ma - ricordo che risposi - quello era il materiale, questo è il film”.

Ovviamente, di produrlo non se ne parlò neanche. Alla Cineriz - dove per di più c'erano anche amici come Leoni e Gigi De Santis - tutti lo sconsigliarono di produrre un film del genere.

Un mosaico di immagini

Per Africa segreta avevo creato un mosaico e una regia a tavolino... ecco, più che montaggio mi piace definirla in questo modo.

Naturalmente, la quantità di materiale a mia disposizione era spaventosa.

I Castiglioni e Pellini avevano lavorato in 16mm, ma molte cose le avevano girate ancor prima che decidessimo di fare il film alla velocità di 18 fotogrammi al secondo. Noi siamo riusciti ad utilizzare anche quello, raggiungendo i 2700 metri di lunghezza - o 2600 non ricordo con esattezza - sfruttando persino i fotogrammi bruciati.

Pasolini e il tema della nudità

Per quanto riguarda le immagini delle danze dei neri - nelle quali era visibile il sesso maschile - anche Pasolini ebbe a dire: "Questa roba non passerà mai".

In realtà, poi, parte del lavoro passò e tutti ebbero la sensazione che, in fin dei conti, qualcosa si poteva pur mostrare. E fu proprio Pasolini a proseguire per questa direzione.

A patire di più furono le scene dei riti…proprio quelle che non volevo venissero toccate.

Dare la colpa al periodo storico - dire che erano ‘altri tempi’ - non giustifica una censura preventiva del genere. Nella televisione di oggi non c’è programma che non mostri veri riti, fotografati direttamente e il più delle volte persino in modo brutale.

I miei avevano il solo difetto di essere interessanti e ben montati.