3.2 Scene truci

La censura italiana ha dimostrato fin dagli inizi una particolare rigidità nell'esaminare le scene considerate violente o impressionanti.

Nelle prime formulazioni legislative (1.1 L'età liberale) si trovava già esplicitata la condanna di quelle situazioni riconducibili alla sfera dell'orrido e del raccapricciante (le "scene truci, ripugnanti o di crudeltà" e perfino "le operazioni chirurgiche"), del soprannaturale ("i fenomeni ipnotici e medianici", aggiunti in un secondo momento), o considerate immorali e capaci di ingenerare comportamenti emulativi ("delitti o suicidi impressionanti e in generale azioni perverse o fatti che possano essere scuola o incentivo al delitto").

La violenza

L'avvento del sonoro non comportò significativi cambiamenti nell'atteggiamento verso le "scene truci": colluttazioni, ferimenti, torture e naturalmente omicidi continuavano a ricorrere con frequenza nella casistica censoria.

Le sequenze giudicate impressionanti erano le più varie, a partire dalle "semplici" aggressioni da parte di leoni che troviamo in film quali il francese La femmina del circo (Une belle garce, 1931), l'americano Tarzan l'indomabile (Tarzan the Fearless, 1934) o il documentario della Columbia Africa parla (Africa Speaks, 1931), che in un primo momento si era visto revocare il nulla osta.

La commedia fantastica della Fox Un americano alla corte di Re Artù (A Connecticut Yankee, 1931, di David Butler) si vide "abbreviare la scena dei supplizi nel sotterraneo e sopprimere le grida dei torturati"; furono ridotte sequenze come l'annegamento del comandante di un sommergibile (Charles Laughton) in Il diavolo nell'abisso (Devil and the Deep, 1933) o le "sassaiole contro gli ebrei nel «ghetto»" in La casa dei Rothschild (The House of Rothschild, 1934). Tra le altre scene vietate, la "mano insanguinata" della protagonista di Amori di mezzanotte (Les amours de minuit/Mitternachtsliebe, 1931, co-diretto da Augusto Genina), una pugnalata nel francese Casa di danze (Maison de danses, 1931, di Maurice Tourneur), una "ustione del piede mediante il sigaro" nel gangsteristico Il piccolo gigante (The Little Giant, 1933, con Edward G. Robinson), o infine i cosacchi che "inferociscono contro un vecchio" nella Russia zarista ricostruita nel musical MGM Passione cosacca (New Moon, 1932), di Jack Conway.

Talvolta, bastava la semplice violenza verbale all'interno di un dialogo per giustificare un taglio: è il caso nientemeno di una commedia con Harold Lloyd, Zampa di gatto (The Cat's Paw, 1934), che si vide eliminare la battuta: «Potrei anche rinnovare un'usanza cinese vecchia da secoli: tagliarvi la testa, e se lo farò comincerò con voi».

La guerra

La rappresentazione della guerra sullo schermo si prestava inevitabilmente a contenere situazioni di cruda violenza, spesso ritenute troppo forti per gli spettatori: i bombardamenti sulla popolazione inerme, per esempio, oppure le sparatorie con mitragliatrici. Nel primo caso sono esemplari i tagli decisi per un film bellico targato Fox, Lotta d'aquile (The Sky Hawk, 1930), da accorciare nelle scene di "panico e di fuga della popolazione in seguito all'incursione dello Zeppelin su Londra", o nella "lotta tra il dirigibile e l'aeroplano, riducendo a due o tre i lanci delle bombe e non facendone vedere gli effetti che in qualche caso".

Le mitragliatrici furono invece causa di tagli nel primo lungometraggio sonoro di John Ford, La guardia nera (The Black Watch, 1930), sempre della Fox: "Accorciare la scena nella quale le mitragliatrici mietono le prime vittime"; o ancora in Tutti per uno (The Leatherneck, 1930), ambientato durante la Rivoluzione russa, assieme alla scena probabilmente suggestiva "in cui si vedono cadere le ombre delle persone giustiziate". Il film di Ford subì altri tagli relativi a torture (accecamenti e ustioni) e si vide "ridurre a proporzioni minime" la visione di una scena di guerra.

Un caso limite dimostra poi come potesse essere difficile far sbarcare sugli schermi italiani un'opera incentrata, ad esempio, sullo shock patito da un ufficiale americano, impegnato sul fronte francese nella prima guerra mondiale, che perde la memoria a seguito dello scoppio di una granata: L'amore vince sempre (Shock), piccola produzione della Monogram datata 1934, ottenne il nulla osta ben cinque anni più tardi e per di più "limitato soltanto alle sale di 3ª e 4ª categoria".

"Esclusi i minori di sedici anni"

I film troppo violenti potevano inoltre incorrere nel divieto ai minori di 16 anni: tra le categorie più a rischio vi erano l'horror (4.1 Vampiri, scheletri, torture), il mystery e i film di argomento criminale. A quest'ultimo genere si può ricondurre un film d'autore come Il testamento del dottor Mabuse (Das Testament des Dr. Mabuse, 1933) di Fritz Lang, vietato ai minori al pari di L'afferratore (Der Greifer/Night Birds, 1931) e del gangster movie Le vie della città (City Streets, 1932), produzione Paramount tratta da Dashiell Hammett che consacrò Gary Cooper come star, nonostante lo stile allusivo adottato dal regista Rouben Mamoulian nella messa in scena degli omicidi.

Di genere thriller sono invece L'ospite inatteso (Almost Married, 1933), di William Cameron Menzies, che presenta situazioni scabrose come alcuni omicidi e un marito violento, e il francese Il laccio rosso (Quelqu'un a tué, 1934), tratto da Edgar Wallace e ricco di elementi macabri (un tetro castello, brutali omicidi, il suicidio finale del colpevole).

Anche una commedia fantastica, tuttavia, poteva essere vietata ai minori: "colpa" di Fredric March che, nelle vesti di un elegante principe, impersona la Morte nel grande successo della Paramount La morte in vacanza (Death Takes a Holiday, 1934), di Mitchell Leisen, rifatto nel 1998 come Vi presento Joe Black, con Brad Pitt.

Cadaveri

È da notare, infine, la sistematica rimozione di alcuni elementi visivi evidentemente considerati inquietanti al massimo grado: cadaveri, teschi e scheletri sono pressoché banditi dagli schermi italiani dell'epoca.

Un "cadavere eccellente" è quello di John Barrymore (Tsarakov) nel dramma della Warner Il diavolo sciancato (The Mad Genius, 1932) di Michael Curtiz: "Sopprimere la scena nella quale il cadavere di Tsarakov precipita, per un piano inclinato, sul palcoscenico".

Visioni di cadaveri sono tagliate o accorciate anche nel musical della Universal Broadway (id., 1930), nell'avventuroso della Fox di Raoul Walsh Sempre rivali (Women of All Nations, 1931): "il cadavere dissepolto e portato via", o in due mystery tratti da Gaston Leroux come Il mistero della camera gialla (Le mystère de la chambre jaune, 1932) di Marcel L'Herbier e Il fantasma di Parigi (The Phantom of Paris, 1932): "Sopprimere o almeno ridurre di molto la scena nella quale il cadavere di De Touchais è seduto in una poltrona...". Le conseguenze più clamorose di questa tendenza si ebbero tuttavia con l'esclusione dal mercato italiano di alcuni titoli celebri (4.1 Vampiri, scheletri, torture).

 

 

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