Politica/Storia

La censura in relazione alla politica e alla storia

Gli interessi diplomatici incrociati di Francia e Italia conducono alle più feroci censure politiche, sia da un lato che dall'altro delle Alpi. Tali interessi generano anche una scrupolosa sorveglianza dei documenti di carattere storico e dei materiali di archivio.

 

Il caso di Les années folles

In Italia, il film francese Les années folles (1960)di Henri Torrent e Miréa Alexandresco è presentato alla Commissione di Censura il 9 marzo 1961. Si tratta di un documentario basato su materiali d'archivio compresi tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la crisi del 1929.

Il film è composto da due parti:

  • la prima è una sorta di rappresentazione caricaturale dell'epoca, con il divertimento e la vita spensierata del charleston, delle "maschiette", di Deauville;
  • la seconda mostra invece i moti che agitano il mondo annunciando in modo sotterraneo ciò che stava per succedere. Si accenna all'ascesa del regime fascista in Italia.

La censura italiana è turbata dall'evocazione della storia del proprio paese. Anche se, concede nella dichiarazione del 19 marzo, gli eventi relativi all'Italia non sono numerosi. Sono però presentati i cambiamenti sociali conseguenti alla Prima Guerra Mondiale, dalla costituzione delle Camicie Nere alla marcia su Roma, e il tono sarcastico del documentario non piace ai membri della Commissione. In conclusione, viene raccomandato di ridurre al minimo la presenza di questi eventi e di attenersi ad un commento strettamente descrittivo, al fine di non alimentare la polemica politica. Infine, viene richiesta l'eliminazione di certe scene di nudo femminile.

 

Il caso di Rogopag

Il 14 febbraio 1962, la censura francese viene chiamata a pronunciarsi sull'opportunità di esportare delle immagini d'archivio della Gaumont e dell'ambasciata cubana. Yves Laplanche dell'Aéra Films, all'epoca è partner di Eliseo Boschi, direttore del Gabinetto del Ministero dell'Informazione, nella produzione di Rogopag. Laplanche riceve una lettera datata 29 marzo 1962 dove gli si annuncia che in quelle circonstanze, la censura preferisce non dare "parere favorevole all'esportazione delle sequenze che raffigurano nella quasi totalità scene di guerra, di rivoluzione, di esecuzioni e di atrocità".

Menzioniamo rapidamente che l'episodio La ricotta di Pier Paolo Pasolini in Rogopag viene interdetto in Francia a causa "del carattere blasfemo di scene che si succedono senza interruzione, generando un clima insopportabile per la maggior parte del pubblico francese, e a causa dei rischi che potrebbe causare all'ordine pubblico". In questa lettera del 17 marzo 1964, Alain Peyrefitte, ministro dell'Informazione, probisce alla società cinematografica Lyre lo sfruttamento e l'esportazione di questo episodio di Pasolini. La vicenda di La ricotta in Italia è simile. Il film viene accusato di vilipendio alla religione di Stato, accusa resa possibile da una legge promulgata in epoca fascista.

 

Il caso di Mourir à Madrid

Questi due esempi illustrano bene la vigilanza estrema delle autorità, che a volte intervengono fino alla fase di montaggio dei film politici basati su materiali d'archivio. In Francia nel 1963, il manifesto antifranchista di Frédéric Rossif rischia di offendere il capo di Stato spagnolo. Pur essendo l'epoca di André Malraux, il ministro degli Affari Culturali che ha combattuto a fianco dei repubblicani durante la guerra di Spagna, la censura gaullista non può autorizzare certi commenti del film Mourir à Madrid. In una lettera del 23 marzo alla società Ancinex, sono richiesti sei tagli:

  • Il cardinale Goma Y Tomas, primate di Spagna, che dichiara: "Non si può avere la pace che attraverso le armi. Bisogna estirpare tutta la putrefazione della legislazione laica".

  • Il vescovo di Cartagena che dice: "Benedetti siano i cannoni, se nelle brecce che aprono fiorisce il Vangelo".

  • Nella frase: "Nei sette giorni che seguono la caduta della città, 40.000 simpatizzanti della Repubblica, militanti, operai, donne, contadini vengono giustiziati senza processo" il numero "40.000" deve essere sostituito con "alcune migliaia".

  • La dichiarazione di Franco: "Se necessario, farei fucilare mezza Spagna".

  • "Io credo in Franco, uomo onnipotente, fautore di una Spagna grande e della disciplina di un esercito bene organizzato, liberatore della Spagna che soffre e cesellatore della Spagna che nasce nella più rigorosa giustizia sociale. Credo nella prosperità e nella grandezza della Spagna nella quale si perseguità la strada della tradizione. Credo nel perdono di chi si pente, nella resurrezione degli antichi corpi dei mestieri organizzati in corporazioni e nella tranquillità duratura".

  • Franco a Hitler: "Mi permetto di rivolgere a voi, con l'espressione della riconoscenza mia e della nazione spagnola, l'assicurazione dell'amicizia di un popolo che, nei momenti difficili, ha saputo scoprire i propri veri amici".

In seguito, questo film viene tolto dal palinsesto della televisione francese. La sua trasmissione era prevista per l'11 dicembre 1970. I programmatori della rassegna Les dossier de l'ecran, che avevano scelto il film per dibattere della guerra di Spagna, giustificano la cancellazione dicendo di non essere riusciti a riunire abbastanza personalità competenti per trattare l'argomento.