Totò e Carolina (M. Monicelli, 1955)

(Italia, 1953-55)

R.: Mario Monicelli. S.: Enno Flaiano. Sc.: Age, Furio Scarpelli, Rodolfo Sonego, Mario Monicelli. F.: Domenico Scala, Luciano Trasatti. M.: Adriana Novelli. Scgf.: Piero Gherardi. Mu.: Angelo Francesco Lavagnino. In.: Totò, Anna Maria Ferrero, Gianni Cavalieri, Maurizio Arena, Arnoldo Foà.

P.: Rosa Film

L.: 2386 metri

v. c. n. 16044 del 08/12/1954 - tagli, metri 573.

 

Trama

In una retata compiuta a Villa Borghese dalla squadra della buon costume, viene arrestata dall'agente-autista Caccavallo una giovane di paese, Carolina. La ragazza, che precedentemente aveva ingerito una forte dose di sonnifero, sviene durante l'interrogatorio al commissariato. Il commissario affida la giovane a Caccavallo, perché la porti all'ospedale e la sorvegli, essendone personalmente responsabile. L’arresto di Carolina è stato un errore, giacché la ragazza si trovava per caso a Villa Borghese, e il commissario teme la reazione della stampa, che già s'è occupata del tentato suicidio. Caccavallo viene poi incaricato di ricondurre Carolina al suo paese e di trovare lì qualcuno cui affidarla: durante il viaggio in jeep l'agente è continuamente preoccupato dal pensiero che la ragazza possa ancora una volta tentare il suicidio. Dopo qualche peripezia i due giungono al paese e Caccavallo conduce, prima di tutto, la ragazza dal Parroco, al quale essa confida di essere incinta. Vengono fatti alcuni tentativi per sistemare Carolina, ma nessuno vuol saperne di accoglierla in casa sua, neppure certi suoi lontani parenti. L'agente è quindi costretto a riportarsela a Roma. Nel viaggio di ritorno, avendo arrestato un ladruncolo, Caccavallo spera di liberarsi di Carolina, consentendo tacitamente la sua fuga col ladro. Ma questi non si fida e Carolina, per facilitare la fuga, colpisce Caccavallo con una paletta: il ladro, spaventato, fugge, mentre Carolina, pentita e impietosita, rimane con l'agente. Giunto a Roma, Caccavallo dichiara al commissario di aver tutto sistemato: porterà infatti Carolina a casa sua, dove, essendo rimasto vedovo con un figlioletto, ha bisogno di una donna.

 

Mario Scelba lo considera ‘inammissibile’. La commissione censoria lo accusa d’oltraggio al pudore, alla morale, alla religione e alle forze armate. Il risultato è noto. Il film di Monicelli perde 31 scene, oltre 200 metri di pellicola e tutta la sua originaria carica provocatoria.
Reintegrato nelle parti mancanti, sarà proiettato in versione integrale (o quasi) solo nel 1999.

Mario Monicelli da “L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti” a cura di G. Fofi e F. Faldini, Milano, Feltrinelli, 1979:

“(...) Il più massacrato dei miei film, e forse più di tutti i film dell'epoca, è Totò e Carolina, in cui c'era una satira della polizia, del clericalismo e una specie di esaltazione umoristico-comica delle sezioni comuniste. Tutte cose, queste che davano parecchio fastidio. Non so più quanti tagli ebbe il film, circa una quarantina, credo (...).”

 

Bibliografia:

Tutto sul film nella monografia:

Tatti Sanguineti, a cura di, Totò e Carolina, Transeuropa, Bologna 1999.

 


Visto originale: