I dolci inganni (A. Lattuada, 1960)

(Italia-Francia, 1960)

R.: Alberto Lattuada. S.: Francesco Ghedini, Alberto Lattuada. Sc.: F. Ghedini, Franco Brusati, Claude Brule, Alberto Lattuada. F.: Gabor Pogany. M.: Leo Catozzo. Scgf.: Maurizio Chiari. Mu.: Piero Piccioni. In.: Catherine Spaak, Christian Marquand, Jean Sorel, Oliviero Prunas, Juanita Faust, Marilù Tolo.

P.: Titanus-Laetitia Film/Les Films Marceau-Cocinor-Société Générale de Cinématographie (Paris)

L.: 2183 metri

v. c. n. 32671 del 07/10/1960 - vm 16 - tagli 8, metri 305.

        seconda edizione v. c. n. 92982 del 04/11/1998 - L.: 2487 metri - 

        tagli, metri 3.

 

Trama

Francesca, ragazza sedicenne, è innamorata di Enrico, un architetto che ha vent'anni più di lei. Il film descrive una serie di fuggevoli esperienze, incontri, conversazioni, che si svolgono nel corso di una sola giornata. Dopo aver fatto una visita ad Enrico, Francesca si reca a scuola dove fa con alcune amiche del discorsi piuttosto spregiudicati sull'amore. Uscita da scuola, va a trovare una amica, la cui madre la porta a fare delle compere. Strada facendo incontrano un giovane, che è stato intimo amico della signora, e le conduce da una principessa profondamente innamorata di lui. Tutto quello che la ragazza vede e sente in quel salotto stimola il suo desiderio di rivedere Enrico. La sera raggiunge infatti l'architetto, impegnato nel restauro di una villa. Prima di rientrare in città, Francesca decide di abbandonarsi al suo sentimento, accettando interamente l'amore di Enrico. Passati i primi momenti la ragazza si rende conto che Enrico non è l'uomo che aveva immaginato: il sentimento da lei sognato è più complesso. E melanconicamente ritorna a casa, risoluta a non vedere più Enrico.

 

Sequestrato alla prima proiezione, poi massacrato dalla censura (taglierà subito 305 m. di girato), il film torna integrale solo nel 1963, una volta prosciolto Lattuada da ogni accusa di oscenità.

Alberto Lattuada ricorda che:

“(...) Il film, privato del tema iniziale, diventa quello che non è, una storia immorale e stupida senza spiegazione logica, senza tema e senza conclusione; il personaggio di Francesca scade così al rango di ninfetta (...).”

Alberto Moravia in “L'Espresso” (30/09/1960):

“(...) Il film vale sopratutto per quei luoghi dove la protagonista è sola, cioè in compagnia di Lattuada. Quanto dire che il film è in parte, e avrebbe dovuto esserlo del tutto, una specie di monologo interiore a sfondo sessuale. (...).”

 

Bibliografia:

Mario Gallo, Morando Morandini, Alberto Moravia e Leo Pestelli, "I dolci inganni" in Il nuovo spettatore cinematografico, n. 17 (novembre 1960), pp. 92-94.

Luigi Faccini, Maurizio Ponzi, "Intervista con Alberto Lattuada" in Filmcritica n. 158 (giugno 1963), pp. 343-344.

Lino Peroni, "Incontro con Alberto Lattuada" in Inquadrature, n. 11 (settembre 1963), pp. 1-8.

Tatti Sanguineti, a cura di, Italia taglia, Transeuropa, Ancona, 1999.


Visto originale: