Totò che visse due volte (D. Ciprì e F. Maresco, 1998)

(Italia, 1998)

R.: Daniele Ciprì e Franco Maresco. S. e Sc.: Daniele Ciprì e Franco Maresco. F.: Luca Bigazzi. M.: Daniele Ciprì e Franco Maresco. Scgf.: Fabio Sciortino. In.: Salvatore Gattuso, Marcello Miranda, Carlo Giordano, Pietro Arcidiacono.

P.: Rean Mazzone per Tea Nova

L.: 2561 metri

v. c. n. 92406 del 16/03/1998 - vm 18

 

Trama

Perennemente deriso e umiliato da tutti, il povero Paletta approfitta di ogni occasione per dare libero sfogo ai propri desideri sessuali. Vi si lascia andare senza ritegno, e molti lo seguono, dando vita a scene di autoerotismo collettivo. Quando arriva in città la famosa prostituta Tremmotori, gruppi di uomini vanno da lei, e Paletta, pur di partecipare, si spinge a rubare nell'edicola votiva dell'Ecce Homo, protetta dal boss mafioso del quartiere. Ma prima che riesca ad avvicinarsi alla donna, viene a sua volta derubato. Tuttavia è riconosciuto colpevole del furto, e condannato dal boss ad essere messo in croce.

Intorno al letto di morte di un omosessuale di mezza età sono riuniti la madre ed altre persone. Fefè, l'anziano amante dell'uomo, tarda ad arrivare perché impaurito dalla possibile reazione di Bastiano, violento fratello del morto. I presenti rievocano nella mente la storia dei due amanti, dei loro approcci, dei loro rapporti. Infine Fefè arriva, è disperato e affamato. Aspetta allora il momento propizio durante la notte e toglie all'amante morto un prezioso anello. I topi che infestano dentro la stanza e fuori la città lo assediano e gli impediscono di godere del suo gesto disonesto.

Un Messia vecchio e rugoso, detto Totò, cammina attraverso i luoghi controllati dalla mafia, accompagnato da Giuda, un gobbo iroso che insiste nel pretendere da lui una immediata guarigione dalla sua deformità. Nel frattempo il mafioso Lazzaro, sconfitto nella guerra tra clan, viene sciolto nell'acido per ordine del boss don Totò. I familiari chiedono al Messia di provare a farlo resuscitare. La cosa riesce, e Lazzaro fugge per vendicarsi.

 

Già colpiti per Cinico tv su RAI 3 come esempio di volgarità e sconcezze Ciprì e Maresco vengono bocciati dalla Commissione di Censura (la quale ha voluto ravvisare una offesa al buoncostume) per “Totò che visse due volte”. Il film viene poi riammesso alla visione del pubblico con divieto ai minori di 18 anni.

Il film apre anche una polemica giornalistica sull'annoso dibattito del sovvenzionamento pubblico alle opere cinematografiche e se sia giusto o no aiutare progetti come quelli di Ciprì e Maresco.

 

Bibliografia:

su Ciprì e Maresco e in particolare sul caso mediatico di Totò che visse due volte:

Flavio De Bernardinis, "Totò che visse due volte" in Segnocinema, n. 90 (marzo - aprile 1998).

Giovanni Spagnoletti, "Totò che visse due volte"  in Close-up, n. 3 (gennaio 1998).

Valentina Valentini ed Emiliano Morreale, a cura di, El sentimento cinico de la vida: il cinema, i video, la televisione di Ciprì e Maresco: da Cinico tv a Totò che visse due volte, Luxograph, Palermo, 1999.



Visto originale: