Sessualità

Censura e sessualità

Di Laurent Garreau

La gran parte delle censure del mondo nascono da scandali inerenti l'inevitabile erotismo contenuto nelle immagini cinematografiche. Dal momento che si filmano corpi, che si cerchi di valorizzarli o meno, i freudiani sanno che l'erotismo c'è. E così è impossibile determinare se l'erotismo sia contenuto unicamente nelle intenzioni del regista, o se nello lo spirito del censore malizioso.

La censura si pronuncia piuttosto in merito alla ammissibilità dell'erotismo di un certo film o di una data scena. In questo senso, la soglia di tolleranza varia da paese a paese.

In Italia, i film a tematica sessuale sono più facilmente condannati per offesa al pudore, al buon costume e alla morale della famiglia. Ciò è dovuto alla forte tradizione cattolica del paese, che lascia le sue tracce in modo esplicito nei giudizi della censura. È una situazione che continua anche al giorno d'oggi, come mostra il caso di Totò che visse due volte, di Daniele Ciprì e Franco Maresco (1998), ritirato per "bestemmia e perversione" dopo circa un mese, su segnalazione del quotidiano La Repubblica, nonostante l'orientamento progressista del giornale.

A provocare il divieto è il carattere osceno del film, che è ancora proibito. Ancora oggi sono principalmente l'erotismo e la pornografia a innescare gli scandali legarti alla censura.

Prese in considerazioni le tradizioni di un paese, un produttore può preparare differenti versioni destinate a distinti mercati, secondo i costumi locali.

In questa sezione, sono proposti alcuni casi celebri italiani e francesi che sono stati censurati per motivi del genere. Si tratta di produzioni franco-italiane come Le avventure di Giacomo Casanova di Steno (1955) e Il bell'Antonio di Mauro Bolognini (1960). Segue Une femme mariée (Una donna sposata, 1964) di Jean Luc Godard.

 

Le avventure di Giacomo Casanova e le sue due versioni

Durante l'epoca d'oro delle coproduzioni franco-italiane, si hanno frequentemente differenze tra la versione francese e quella italiana. Nel caso di questo film, sono eclatanti. La versione francese arriva a necessitare della ripresa di nuove scene da destinare ad un pubblico più morigerato, ed è comunque oggetto di una nuova censura.

In una lettera del 21 giugno 1955, i censori francesi stabiliscono di vietare la pellicola ai minori di 16 anni e di tagliare le "immagini dei nudi presenti fino alla scena dell'harem inclusa". Senza dubbio, i censori francesi sanno già dalla prima visione che questo film sarà proibito in Italia per "vilipendio alla morale, al buon costume e alla decenza", in seguito a una querela di alcuni gruppi di Azione Cattolica, portata avanti da alcuni parlamentari della Democrazia Cristiana. Il Centro Cinematografico Cattolico aveva all'epoca già etichettato il film come "di genere pornografico".

Le autorità italiane esigono 29 tagli e qualche modifica ai dialoghi, oltre al cambio del titolo originale Le avventure e gli amori di Giacomo Casanova, che diventa Le avventure di Giacomo Casanova. Malgrado una nuova versione venga proposta dai produttori, con una riduzione di 420 metri di pellicola, la situazione rimane bloccata per tutto il 1954, a causa di una politica intransigente, anche quando tutta la stampa condanna il comportamento del governo come "anticostituzionale e arbitrario".

Il produttore francese del film, Robert de Nesles, protesta contro la Direzione dello Spettacolo italiana presso la CNC, ritenendo le ragioni di questa censura "piuttosto fantasiose, dato che non c'è nulla nel film che possa offendere chi lo vede". In una lettera del 7 marzo 1955, si appella agli interessi economici francesi, rivendicando il danno commerciale subito sulle vendite all'estero. È soltanto il 19 aprile 1955 che le autorità italiane accordano il nulla osta al film, che a quel punto ha perso 500 metri di pellicola e il titolo originale, ed è diventato quello che a tutt'oggi è conosciuto come Le avventure di Giacomo Casanova.

 

Il Bell'Antonio

Il film di Mauro Bolognini fornisce un buon esempio di montaggio "a mosaico" delle diverse versioni, intrapreso oggi dagli editori di dvd. Il 10 agosto 2003, il Corriere della Sera annuncia che Il bell'Antonio di Bolognini e Pasolini ha "finalmente vinto sulla censura" (un ringraziamento a Claudio Marchi per avermi segnalato l'articolo). In realtà, la Medusa Film ha ricostruito la versione più prossima possibile al director's cut. Il montaggio ha reintegrato la sequenza originale del film sostituendola a quella voluta dalla censura italiana ma, forse a causa della mancanza di materiale, non è stata ritrovata la scena originale dove, a letto con la moglie, Alfio esclama: "Che puzzo di bordello manda tuo figlio!".

Sembra che il dvd edito in Francia dalle Editions Montparnasse proponga ancora un'altra versione rispetto sia all'originale italiana, che a quella esaminata dalla censura francese e a quella voluta da Mauro Bolognini. È su questo materiale che si appoggia lo studio del caso seguente.

Negli archivi della censura italiana a Roma, una lettera raccomandata del Ministero del Turismo e dello Spettacolo destinata al prefetto di Catania indica l'avviso della Commissione di Revisione Cinematografica riguardo al film Il bell'Antonio. Il film è vietato ai minori di 16 anni. La lettera elenca una serie di circa 15 tagli che in sostanza fanno riferimento a delle battute e non a delle immagini, soprattutto quelle che chiamano in causa la sessualità e, in misura minore, la religione.

Dopo questo elenco di tagli, la censura italiana si conforma al regolamento aggiunto a un decreto reale del 23 settembre 1923 che legifera in materia di offesa al pudore, alla morale e al buon costume. Per rispettare le consegne della censura senza perdere la trama del film, Mario Bolognini accetta di modificare i dialoghi ed esegue qualche taglio.

La lettera è accompagnata da un confronto tra il testo originale e quello modificato. Tra i cambiamenti apportati ai dialoghi, la soppressione o la sostituzione di tutte le allusioni alla prostituzione sono sistematiche. Così la battuta di Edoardo: "Sì? Che decadenza! Che tristezza! Quando una società non può contare più sulle sue prostitute è finita" (modifica n° 7 della lista) è assente nell'edizione dvd delle Editions Montparnasse. Il taglio seguente: "Che puzzo di bordello manda tuo figlio!" (n° 8) è sostituita da: "Che odore di femmine manda tuo figlio!". Il dvd francese mantiene la frase approvata dalla censura italiana, ma a causa di un sottotitolo meno fedele, il tono è più trasgressivo: "Tuo figlio puzza di donna".

Infine, per un effetto dato dalla traduzione, nella conversazione telefonica in cui Rosaria, la madre di Antonio, finge che Santuzza sia incinta di Antonio (n° 13), la sostituzione di "vergine" con "intatta" suona sconveniente in francese ("intacte"). Le parole di Rosaria nel dvd francese si conformano alle indicazioni della censura italiana, ma il sottotitolo traduce "intatta" con "vergine".

 

Une femme mariée

La donna sposata di Jean-Luc Godard è francese e commette adulterio. Durante il regime gaullista, il cattolicesimo regnante è turbato dall'audacia narrativa e sociale di una nuova generazione di cineasti francesi, che non piacciono a certi congiunti del capo di Stato. Riguardo a questioni di costume durante gli anni Sessanta, l'influenza della first lady sul marito è di dominio pubblico. Yvonne de Gaulle, che i giornalisti chiamano "zia Yvonne", ha studiato dai Domenicani ad Asnières-sur-Seine. Cattolica praticante, è la confidente di Charles de Gaulle fino alla sua morte. I parenti della coppia riferiscono che Yvonne rifiutava di ricevere le donne divorziate all'Eliseo e che si oppose alla visita di Brigitte Bardot ad un ricevimento al quale il generale l'aveva invitata, non per il suo ruolo in Et Dieu... créa la femme di Roger Vadim (E Dio creò la donna, 1956) ma per il suo divorzio. Evidentemente, un film come Une femme mariée non poteva che infastidirla.

Ma nell'entourage del capo di Stato, i gaullisti di sinistra potevano comunque controbilanciare le tendenze conservatrici della moglie del primo ministro. André Malraux, ministro degli Affari Culturali dal 1959, è il primo a farlo. Le divergenze di punti di vista sono vive anche negli uffici della censura cinematografica. Secondo Alain Peyrefitte, ministro dell'Informazione, membro della commissione nel 1964, i dibattiti che riguardano questo film sono molti, duri e vivaci, prima che venga rilasciata l'autorizzazione alla distribuzione in sala.

Fattore decisivo nella negoziazione tra Godard e la censura, è la modifica del titolo in favore di Une femme mariée (Una donna sposata), e non più La femme mariée (La donna sposata), come inizialmente previsto. Alain Peyrefitte, preoccupato di influenzare la morale e, in quanto uomo colto, proveniete dalla cosidetta "France Combattante" dell'Ecole Normale Supérieure, vicina agli ambienti letterari e culturali dell'epoca, cerca un compromesso. Nel 1959, André Malraux aveva la responsabilità degli affari cinematografici e rifiutava di occuparsi della censura. Poteva all'occorrenza richiedere al suo commesso al ministero dell'Informazione di essere più o meno severo. All'epoca il presidente della commissione di censura è un amico di Malraux. Come accade spesso in Francia, anche la censura è un ambito dove si allargano le reti di conoscenza. Macha Méril stessa viene invitata a cena assieme ai membri della commissione quando la questione è ancora in sospeso.

Secondo Jean-Luc Godard, è stato grazie alla pressione di André Malraux che il film ha evitato il divieto totale ed è uscito con il titolo Une femme française. Godard fa risalire la liberazione della sua donna sposata ad un intervento di Malraux e lo rende noto durante la polemica legata al caso di La religieuse di Rivette tramite una lettera aperta violenta e ingiusta al ministero.

In Francia, Alain Peyrefitte vieta il film di Jean-Luc Godard ai minori di 18 anni "a causa delle scene di erotismo e di situazioni amorose che non sono raccomandabili ai minori".

Dal punto di vista italiano, i dibattiti francesi che riguardano questo film sono incomprensibili. In Italia le discussioni sono meno ardenti. Se il film riceve un parere negativo dalla Commissione di primo grado per le solite motivazioni di offesa al buon costume e alla morale familiare e per aver raffigurato delle situazioni extraconiugali, la Commissione di secondo grado vota a maggioranza in favore di questo film, con divieto ai minori di 16 anni .

 

Bibliografia

Laurent Garreau, Archives secrètes du cinéma français (1945-1975) : Et Dieu créa la censure, Presses Universitaires de France, collection «Perspectives critiques», Paris, 2009.

Tatti Sanguineti, a cura di, Italia Taglia, Transeuropa, Ancona, 1999.